Anoressia
Anoressia nervosa: Comprendere e affrontare il Disturbo
L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare grave che si manifesta con una restrizione della quantità di cibo assunto per la forte paura di ingrassare ed una percezione distorta del proprio corpo.
Questo disturbo, sebbene si manifesti fondamentalmente nel rapporto che si ha con il cibo, è invece radicato in questioni psicologiche complesse ad ampio spettro. Dal punto di vista psicodinamico, ad esempio, l’anoressia può essere compresa come una manifestazione di conflitti intrapsichici profondi e dinamiche inconsce che riguardano l’identità, l’autonomia e la gestione delle emozioni.
Sintomi e Diagnosi
“Il disturbo è associato ad una psicopatologia specifica in cui la paura del grasso e della flaccidità del contorno del corpo persiste come un’idea intrusiva e sopravvalutata e i pazienti si impongono una soglia di peso bassa. Di solito è presente denutrizione di varia gravità con alterazioni endocrine e metaboliche secondarie e disturbi della funzione corporea. I sintomi includono scelta dietetica limitata, esercizio fisico eccessivo, vomito, purghe indotte, uso di soppressori dell’appetito e diuretici”. *Cit. ICD-10 2019 (Classificazione Internazionale delle Malattie e dei problemi correlati, stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità)
Ovviamente questi sintomi non sono sempre tutti presenti contemporaneamente e con la stessa intensità; a seconda dei casi possono coesistere tutti o solo alcuni di essi, ma l’atteggiamento del paziente sarà quasi sempre di negazione della gravità del disturbo. Altro elemento diagnostico è il rilievo del IMC (Indice di Massa Corporea) che deve essere minore di 17.
Anoressia nervosa in numeri
L’anoressia nervosa esordisce tra gli adolescenti ed i giovani adulti; difficilmente durante l’infanzia o dopo i 40 anni. In questo lasso di tempo fino al 4% delle donne può ammalarsi di anoressia nervosa, mentre è più rara negli uomini. Tra il 30% e il 50% dei soggetti anoressici si verificano episodi di abbuffate seguiti da condotte compensatorie per liberarsi del cibo, spesso con l’utilizzo di lassativi. Quasi il 10% di chi soffre di una forma grave di anoressia, cioé con un dimagrimento a circa il 75% del peso corporeo raccomandato, senza terapie si verifica il decesso. Quando i sintomi esordiscono e permangono lievi invece raramente si giunge a complicanze gravi.
In circa il 50% dei pazienti la condizione clinica globale si ristabilisce a livelli nella norma. Il 25% migliora parzialmente e periodicamente può avere recidive. Nel restante 25% invece le recidive sono frequenti, e permangono i problemi mentali dovuti alla condizione patologica.
Una diagnosi precoce è come sempre fondamentale perché aumenta molto le chance di successo della psicoterapia, in particolar modo se si agisce nei primi 6 mesi dall’esordio.
Perché ci si ammala di Anoressia?
Le cause dell’anoressia sono multifattoriali, includendo aspetti genetici, biologici, psicologici e socio-culturali. Dal punto di vista psicologico, l’anoressia può essere vista come un meccanismo insano che da l’illusione di poter gestire così emozioni difficili come stress, ansia, depressione e bassa autostima. La restrizione alimentare offre pertanto il senso/potere di controllo laddove l’insicurezza ed il caos emotivo interno gli sfuggono completamente.
I due maggiori filoni teorici della terapia della psiche, l’approccio Cognitivo-Comportamentale e l’approccio Psicoanalitico, sebbene ben distinti e distanti tra loro, convergono nell’analisi della psicopatologia su un concetto cardine. Quando la persona non regge la pressione di un qualsiasi stimolo, interno ambientale o familiare che sia, tende a mettere in atto risposte non sane al fine di ristabilire un equilibrio.
Inoltre, la pressione culturale e sociale che esalta la magrezza come ideale di bellezza può amplificare i conflitti intrapsichici e contribuire allo sviluppo dell’anoressia. La società contemporanea spesso invia messaggi contrastanti riguardo all’alimentazione e all’immagine corporea, creando un terreno fertile per l’insorgere di disturbi alimentari.
Anoressia e Psicoanalisi
La teoria psicodinamica, radicata nelle opere di Sigmund Freud e successivamente sviluppata da altri psicoanalisti, propone che i disturbi alimentari come l’anoressia siano espressioni simboliche di conflitti intrapsichici. I comportamenti alimentari disfunzionali come frutto delle carenze nelle relazioni primarie dell’infanzia, in particolare con la figura materna. Secondo Melanie Klein infatti l’anoressia andrebbe interpretata come una difesa contro sentimenti di dipendenza e vulnerabilità. Il cibo, simbolo di nutrimento e cura materna, viene rifiutato per affermare un senso di autonomia e di separazione. Questo rifiuto, tuttavia, porta a una lotta interna tra il bisogno di accettazione e amore e il desiderio di indipendenza.
Heinz Kohut e la sua teoria del Sé sottolineano invece l’importanza dell’autostima e della regolazione del Sé. Le persone con anoressia spesso lottano con un senso di inadeguatezza e una bassa autostima. Il controllo rigido dell’assunzione di cibo può essere visto come un tentativo inconscio di mantenere un senso di coerenza interna e di evitare il crollo del Sé.
Trattamenti Efficaci
Il trattamento dell’anoressia richiede un approccio multidisciplinare che include interventi medici, psicologici e nutrizionisti. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è spesso utilizzata per aiutare i pazienti a riconoscere e modificare i pensieri distorti riguardo il cibo e il corpo; a sviluppare quindi strategie di coping più sane. Ma a nostro avviso risulta deficitaria rispetto all’elaborazione delle cause più intime che hanno generato il disturbo.
La terapia psicodinamica invece agisce proprio per esplorare e risolvere i conflitti inconsci che hanno scatenato il disturbo. Questa terapia mira a promuovere una maggiore consapevolezza di sé e una migliore regolazione delle emozioni.
Nei casi gravi, può essere necessario il ricovero in ospedale per stabilizzare la salute fisica e avviare un programma di riabilitazione alimentare. Il supporto familiare è fondamentale nel processo di recupero, poiché un ambiente di sostegno può facilitare la guarigione.
Supporto e Auto-Aiuto
Oltre alla terapia professionale, esistono gruppi di supporto che offrono un ambiente sicuro dove le persone possono condividere le loro esperienze e trovare conforto. Strategie di auto-aiuto, come mantenere un diario alimentare, praticare la mindfulness e sviluppare abitudini alimentari sane, possono contribuire al miglioramento.
Conclusione
In conclusione l’anoressia nervosa è un disturbo articolato frutto di un complesso intreccio di conflitti intrapsichici, relazioni oggettuali e influenze culturali. Comprendere le cause psicologiche alla base del disturbo è essenziale per sviluppare strategie efficaci per affrontarlo. Con il giusto supporto e trattamento, le persone che soffrono di anoressia possono imparare a integrare le proprie emozioni e bisogni in modo più armonioso, ritrovando un equilibrio tra autonomia e connessione affettiva.
Dr. Angelo Cirillo
Psicologo Psicoterapeuta
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