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PSI – COVID 19

PSICO_VID 19: l’altra pandemia

Un’epidemia di ricadute psicologiche si sta allargando a macchia d’olio in Italia, in Europa e nel Mondo a causa del Coronavirus.

Wuhan, Cina centrale

La cronistoria

Covid 19 è iniziato così:
una polmonite virale anomala viene identificata in una città della Cina centrale, molto abitata ma poco conosciuta, Wuhan.
Una notizia che sembrò tutto sommato piccola.
Era il 12 dicembre 2019 quando le autorità cinesi iniziarono a fare ricerche su un cluster di pazienti infetti da un nuovo virus. Scoprirono poi che la maggior parte delle persone coinvolte aveva in comune l’aver visitato il mercato all’ingrosso di frutti di mare di Wuhan. Mercato noto anche per essere un centro di vendita di pollame, pipistrelli, serpenti e altri animali selvatici. Il 31 dicembre le autorità di Pechino riferiscono all’OMS dell’emergenza in atto, sebbene, dicono, la situazione sia sotto controllo.
E invece, con molta probabilità, il Coronavirus, come lo chiamarono gli addetti ai lavori, aveva già varcato i confini; nei due mesi successivi infatti l’Italia ha dovuto prima fare i conti con i primi casi di contagio sul proprio territorio, e poi con le positività rilevate che aumentavano a ritmi esponenziali.
Il 9 marzo 2020 Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio, decreta il lockdown totale.
L’Italia deve fermarsi completamente, tranne i lavoratori che forniscono beni e servizi di prima necessità; fummo tutti costretti a rinchiuderci in casa come animali in tana in attesa passasse la tempesta.

Strade deserte in periodo Covid 19

Apparve chiaro sin da subito che si trattasse di una variante di un virus già noto alla comunità scientifica (SARS), e che in questa nuova veste (SARS-COV-2) avesse assunto una contagiosità ancora maggiore e la capacità di danneggiare le vie respiratorie come difficilmente si era visto in precedenza.

Covid-19 e salute mentale

Le persone iniziano a fare i conti con un’angoscia di morte doppiamente spaventosa; da un lato le possibili conseguenze nefaste che tv, web e giornali quotidianamente propongono a tutte le ore ed in tutte le salse, dall’altro l’invisibilità di un nemico che può nascondersi dovunque ed in chiunque, facendoci scoprire improvvisamente impotenti ed impreparati a difenderci dai suoi attacchi.
Per diversi mesi moltissime delle risorse della popolazione mondiale furono investite nella tutela della salute fisica, poiché allora era quella la priorità impellente. Forse però, oggi possiamo dirlo, anche la salute mentale avrebbe meritato più attenzione.
A maggio la sensazione diffusa era di aver ripreso il controllo ed aveva illuso un po’ tutti. Scoprimmo presto però che quella appena trascorsa sarebbe stata solo la prima fase della più grande crisi a cui l’uomo abbia dovuto far fronte dalla seconda guerra mondiale in poi.
In questi giorni infatti stiamo facendo i conti con la seconda ondata del Coronavirus. Si sta riproponendo spavaldo ed aggressivo più di prima, e sta mettendo di nuovo a dura prova le capacità adattive che da sempre hanno contraddistinto la nostra specie.

Con la rinnovata consapevolezza che le proprie attività, la propria vita non potranno ripartire come si credeva e che anzi bisogna tornare a temere il peggio, l’uomo è chiamato a confrontarsi anche con un sentimento depressivo dovuto allo sconforto che incute un nemico che ci fa sentire impotenti.

Diffusione Covid 19 nel mondo

Covid 19: i dati

Diverse ricerche concordano che sia molto elevata la percentuale di italiani che stanno subendo o che subiranno disturbi psichici. Da un lato l’esperienza di isolamento, dall’altro la costante angoscia per il contagio, ci espongono continuamente ad un grosso rischio. E la situazione peggiore ovviamente riguarda coloro che hanno avuto anche dei lutti.
I dati delle UOSM (Unità Operative di Salute Mentale) evidenziano un aumento delle richieste di aiuto per disturbi d’ansia relativi alla paura del contagio, al timore di uscire o di rimanere isolati nel periodo marzo-giugno; mentre negli ultimi tempi ci troviamo di fronte ad un aumento di crisi depressive dovute allo sconforto per l’impossibilità a vedere una via d’uscita “salvifica”.

Le ricerche

Molte sono le ricerche condotte sulla tematica quarantena-salute mentale.
La società di ricerca «Open Evidence» ha messo a confronto le reazioni registrate in Italia, in Spagna e nel Regno Unito; in Italia il 41% della popolazione è, attualmente, «a rischio salute mentale» a causa di una vulnerabilità socio-economica. Rischio che sale al 46% in Spagna ed al 42% nel Regno Unito. L’Università dell’Aquila e l’Università di Roma Tor Vergata rivelano invece che il 37% degli intervistati (18mila) presenta sintomi da stress post-traumatico. Inferiori invece sono i tassi di ansia severa (20 per cento) e insonnia (7 per cento).
Sullo stato di salute di bambini e adolescenti ha invece indagato un’equipe dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. E’ emerso che il 65% dei bambini con meno di 6 anni ed il 71% dei più grandi hanno avuto problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione infantile. Tra i sintomi citati ci sono insonnia o risvegli notturni (19%), mancanza di energia o debolezza (16%), tristezza o voglia di piangere (15%), paure e timori eccessivi (14%), mancanza di interesse o piacere nel fare le cose (14%), panico e attacchi di ansia (10%). Il 61% ha avuto almeno due di questi sintomi.

Rispettare la distanza interpersonale in periodo Covid 19 è importante, ma ciò non vuol dire essere distanti.
DISTANZIATI, NON DISTANTI

Psi – Covid 19: l’altra epidemia

Ecco, “..ma questi sono solo numeri!” – direte voi – “Chi può sapere, a livello psicologico, quali danni fa il coronavirus? O come si può prevedere quali saranno le conseguenze del Covid 19 sulla psiche delle persone?

È vero, sono “solo” numeri e non la realtà in senso assoluto, ma a partire da questi dati si può comprendere l’andamento del fenomeno; discussione che altrimenti resterebbe relegato ad un livello di “chiacchiere da bar”. Sia ben chiaro ci piacciono le chiacchiere da bar, sono piene di brio, di passione, d’istinto, e Dio solo sa quanto sentiamo, adesso più che mai, un gran bisogno anche di questo; ma questo è anche il momento di agire e di farlo bene e tempestivamente per far fronte a quella che potrebbe essere tranquillamente definita come una “epidemia di ricadute psicologiche”.

È necessario tenere conto del fatto che un soggetto con difficoltà psicologiche, infatti, può rinchiudersi in sé stesso, sviluppare problematiche invalidanti, rendere molto meno sul piano dello studio e della vita, o sviluppare tutta una serie di sintomi che rappresenterebbero un costo economico e sociale davvero difficile da sostenere. Mentre, se lo si affronta al momento dell’insorgenza, delle prime avvisaglie è possibile minimizzare sia il malessere sia la ricaduta sulla collettività.

Psi – Covid 19: come difendersi

Ok, ma di questo se ne deve occupare il Governo! Cosa sta facendo lo Stato per aiutare chi è in difficoltà?
Anche questo è vero in parte. Vi segnaliamo che dal 27 aprile di quest’anno, è operativo un numero verde di supporto psicologico per difficoltà correlate alla situazione COVID 19, 800.833.833, attivato dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile. Una curiosità è che il numero che si ripete 833 rende omaggio alla Legge 833 del 1978 che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale.
Non è molto, ma è comunque una mano tesa verso chi è in difficoltà.

Parallelamente, i professionisti e le strutture che erogano servizi psicologici stanno potenziando ed allargando la loro offerta anche online per far fronte all’ondata di disagio che inevitabilmente questa pandemia si lascerà alle spalle, e quindi per scongiurare sin da subito l’ulteriore diffusione di una epidemia di ricadute psicologiche.
Insomma facciamo attenzione: è bene lavarsi spesso le mani e indossare la mascherina; è bene distanziarsi, ma non lo confondiamo con l’essere distanti. Cerchiamo invece di continuare ad essere emotivamente vicini a noi stessi ed ai nostri cari in un momento tanto delicato.

Vademecum

Ci sono diverse cose che ciascuno di noi può fare per se stesso, per i parenti e per gli amici che in questi momenti sono in disagio.

Dubbi e incertezze Covid 19. Cosa posso fare per difendermi?
  1. La prima è sicuramente la regola d’oro: evitare sovraesposizioni al flusso di informazioni che 24/24h ci propinano su tutti i canali di comunicazione. Nessuno vuol negare o ignorare la realtà di questo triste periodo storico, ma appesantirsi quotidianamente con “i nuovi contagi di oggi” o “i morti nelle ultime 24h” non ha nessuna utilità se non quella di favorire ansia e stress che favoriscono l’innesco di uno stato depressivo.
  2. Assicurarsi che nessuno sia, “almeno” virtualmente, solo; telefonate frequenti, corsi , attività sportive o religiose organizzate online con la stessa cadenza temporale dei tempi normali e contatti giornalieri con gli affetti o con i colleghi di lavoro aiutano a sentirsi ancora parte di un contesto sociale organizzato.
  3. E’ molto importante una routine che preveda occasioni di apprendimento e di socializzazione, soprattutto per i bambini costretti alla distanza da compagni e insegnanti. “Curare e prevenire i disagi psicologici nel periodo dello sviluppo è pertanto importantissimo”. A scriverlo, in una lettera pubblicata di recente, è il dottor David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi.
  4. Uno sforzo maggiore va fatto inoltre per coinvolgere in questa forma alternativa di socialità le persone normalmente più isolate come gli anziani, gli immigrati non ancora inseriti, le persone senza dimora o con disturbi psicologici.

DISTANZIATI, NON DISTANTI!

Dr. Angelo Cirillo
Psicologo Psicoterapeuta

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Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.


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scrivi a dr.angelocirillo@gmail.com

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